Lacrime

Lacrime

Un giovane medico scrisse in un articolo di aver notato una particolarità. Molti, quando si avvicinavano alle lacrime, erano colti da una sottile malinconia. Non paura, nè angoscia, ma l'indefinibile sensazione di ritrovare qualcosa di conosciuto. Una confusa nostalgia.

La reazione della scienza ufficiale fu secca: da sempre la suggestione crea fantasmi, che poi svaniscono alla prima prova empirica. Goccioloni di pioggia, e basta. [...]

Si temeva il mistero della loro fragilità o qualche oscuro contagio? Solo una parte veniva ancora conservata e studiata. Ma intanto si moltiplicavano e invadevano le strade. [...] I giornali ebbero l'ordine di non parlarne più, gli scienziati si arresero. Non si potevano cucinare. Non si potevano vendere. Bisonava dimenticarli.

Finchè una sera, uno scienziato, uno scienzato più cocciuto degli altri stava studiando una lacrima che aveva trovato nel giardino. L'aveva stesa sul tavolo e guardava i suoi cambiamenti di colore.

Entrò il figlio di 7 anni.

Osservò con attenzione e disse: "Io so cos'è"

Lo scienziato rise.

"Non ridere papà, quello è un sogno. E' il sogno che mi hai raccontato il mese scorso, quando hai detto che volevi andare a lavorare su quell'isola, per studiare le malattie degli indigeni. Vedi, dentro si vede il mare e l'isola. Se ascolti, puoi sentire le voci di quegli uomini lontani. e questo...sei tu"

A quelle parole la lacrima si ingigantì, divenne sferica, e per un attimo fu visibile allo scienziato il sogno intero, il paesaggio e i volti.

Sulle prime non volle convincersi. Fece altre analisi, Il figlio lo guardava scuotendo la testa. Finchè una sera, alla luce del mattino, lo scienziato vide chiaramente dietro la materia opalina l'immagine di una donna che aveva amato.

Così capì: i lacrimoidi erano sogni trascurati,mai coltivati con cura, mai seguiti con passione. Sogni perduti senza combattere, sogni buttati via. Lo scienziato ne parlò con il suo capo. Quello non gli credette, anzi si arrabbiò, senza che quell'idea lo sconvolgesse. Disse che ormai i lacrimoidi stavano diminuendo, non valeva la pena rinfocolare l'interesse. Guai a lui se diffondeva quella assurda teoria.

Infatti i Lacrimoidi scomparvero. Il comune licenziò gran parte degli operatori addetti alla ripulitura [...]

Poi una mattina, la città si ritrovò immersa dentro una grande bolla trasparente. La gente respirava a fatica. E volti, parole, iniziarono ad appannarsi...

Da "La grammatica di dio" Stefano Benni