di Marco Ponti
E’ il titolo della canzone con cui Manu Chao chiude i suoi concerti. E’ un inno alla realtà quotidiana che può trasformarsi in epica, a un uomo che può diventare un mito, anche se ribelle e controcorrente. Questa la filosofia di vita dei due protagonisti che a Torino cercano di tirare avanti tra un espediente e l’altro. Ed è proprio sui loro ‘sketch’ che si gioca il ritmo divertito e divertente del film. E’ il titolo della canzone con cui Manu Chao chiude i suoi concerti. E’ un inno alla realtà quotidiana che può trasformarsi in epica, a un uomo che può diventare un mito, anche se ribelle e controcorrente. Questa la filosofia di vita dei due protagonisti che a Torino cercano di tirare avanti tra un espediente e l’altro. Ed è proprio sui loro ‘sketch’ che si gioca il ritmo divertito e divertente del film. Stefano Accorsi e Libero De Rienzo sembrano una coppia affiatata e molto spontanea, Anita Capriolo, oltre ad essere bellissima, è molto azzeccata nella sua venatura un po’ svampita da stravolgente ‘divina apparizione’. Mandala Tayde pare invece un po’ imbambolata e poco a suo agio.
Il tema è quello che oramai sta diventando il tormentone di Accorsi: il passaggio alle responsabilità dell’età adulta. E, appunto perché è un tema toccato e ritoccato, può passare in secondo piano. Emerge allora il particolare montaggio che, visibilmente rappezzato, dà un tono di libera creatività ad una pellicola che intende presentarsi nella sua sperimentalità. Se i contenuti forse languono per noia reiterata, le immagini sono cariche di prospettive simboliche, come il peso dell’amico zombie abbandonato in uno scatolone di fronte alla casa di papà e mamma, oppure il frammentarsi allucinato della ‘visione angelica’. Sembra di ritornare alla tradizione cortese, ma il topos della ‘donna angelo’ qui diventa sincera panacea. O è solo un pretesto? Per crescere, per cambiar vita, o giusto per non annoiarsi? Intanto il punto di vista si stringe sempre più verso l’unico vero protagonista Accorsi. E tutto ciò che gli ruota attorno appare inverosimilmente catalizzato dal suo piccolo mondo, verso una visione troppo egocentrica che non approfondisce e falsifica il carattere degli altri personaggi abbandonati a se stessi.
Cinzia Bovio
Il tema è quello che oramai sta diventando il tormentone di Accorsi: il passaggio alle responsabilità dell’età adulta. E, appunto perché è un tema toccato e ritoccato, può passare in secondo piano. Emerge allora il particolare montaggio che, visibilmente rappezzato, dà un tono di libera creatività ad una pellicola che intende presentarsi nella sua sperimentalità. Se i contenuti forse languono per noia reiterata, le immagini sono cariche di prospettive simboliche, come il peso dell’amico zombie abbandonato in uno scatolone di fronte alla casa di papà e mamma, oppure il frammentarsi allucinato della ‘visione angelica’. Sembra di ritornare alla tradizione cortese, ma il topos della ‘donna angelo’ qui diventa sincera panacea. O è solo un pretesto? Per crescere, per cambiar vita, o giusto per non annoiarsi? Intanto il punto di vista si stringe sempre più verso l’unico vero protagonista Accorsi. E tutto ciò che gli ruota attorno appare inverosimilmente catalizzato dal suo piccolo mondo, verso una visione troppo egocentrica che non approfondisce e falsifica il carattere degli altri personaggi abbandonati a se stessi.
Cinzia Bovio
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SANTA MARADONA di MARCO PONTI con Stefano Accorsi
La speculazione cinematografica sulla "generazione x" non sembra ancora essersi esaurita. Ecco infatti Andrea e Bart, una nuova coppia di "giovani, carini e disoccupati" che alla soglia dei trent'anni non hanno nessuna intenzione di conformarsi. Sono istruiti, un po' cinici e al "sogno da realizzare" hanno sostituito il tentativo di "cogliere l'attimo", se e quando capita.
Ennesima operazione furbetta per far presa su studentelli abbienti e fuori corso? Forse! Bisogna però riconoscere che il film ha una certa freschezza, i dialoghi sono brillanti e il ritmo, nonostante non
succeda poi tanto, risulta serrato. Il taglio surreale delle sequenze permette di passare sopra alla poca credibilità di molte situazioni. I soldi, ad esempio, non sono mai un problema e non si capisce come i due protagonisti possano permettersi un appartamento niente male e un tenore di vita medio-alto senza fare effettivamente nulla di concreto. Tutti i problemi diventano non-problemi e si risolvono in botta e risposta sopra le righe, tanto divertenti quanto inconcludenti. La poca aderenza rispetto alla realtà può irritare, ma il film non si prende troppo sul serio, gioca la carta del sorriso (e ci riesce!) e propone alcune idee interessanti. Molte già viste in altri film (a partire dal taglio narrativo alla Tarantino), altre più originali, come il dilemma della graziosa Anita Caprioli sulla finzione al
cinema. Quanto all'interpretazione, gli uomini battono le donne. Libero Di Rienzo ruba spesso la scena a Stefano Accorsi, in parte e convincente ma ogni tanto un po' forzato.
Anita Caprioli cerca di dare eterea leggerezza al suo personaggio, riuscendoci solo a tratti, mentre Mandala Tayde e' tanto carina quanto monocorde. Nulla di particolarmente originale, quindi, ma una certa abilità (anche un po' ruffiana!) nell'assemblare situazioni e personaggi permette al racconto di scivolare leggero fino al finale aperto. Si dirà che i giovani sono diversi, che l'analisi sociale e' superficiale, che e' impossibile riconoscersi nei due protagonisti fancazzisti e intellettual-chic, che non se ne può più di sentir parlare di "crisi dei trent'anni", di responsabilità che non si vogliono prendere, di amori che si incrinano senza motivo, di vita che scimmiotta l'arte, ma "Santa Maradona", lungi dall'essere un ritratto generazionale, fotografa con leggerezza una certa mentalità. Forse più "trendy" che vissuta in prima persona, ma avere trent'anni nel 2001 e' ANCHE confrontarsi con il modo di essere di Andrea e Bart e il film prova ad esserne ironica, e un po' compiaciuta, cartina di
tornasole.
Luca Baroncini
Ennesima operazione furbetta per far presa su studentelli abbienti e fuori corso? Forse! Bisogna però riconoscere che il film ha una certa freschezza, i dialoghi sono brillanti e il ritmo, nonostante non
succeda poi tanto, risulta serrato. Il taglio surreale delle sequenze permette di passare sopra alla poca credibilità di molte situazioni. I soldi, ad esempio, non sono mai un problema e non si capisce come i due protagonisti possano permettersi un appartamento niente male e un tenore di vita medio-alto senza fare effettivamente nulla di concreto. Tutti i problemi diventano non-problemi e si risolvono in botta e risposta sopra le righe, tanto divertenti quanto inconcludenti. La poca aderenza rispetto alla realtà può irritare, ma il film non si prende troppo sul serio, gioca la carta del sorriso (e ci riesce!) e propone alcune idee interessanti. Molte già viste in altri film (a partire dal taglio narrativo alla Tarantino), altre più originali, come il dilemma della graziosa Anita Caprioli sulla finzione al
cinema. Quanto all'interpretazione, gli uomini battono le donne. Libero Di Rienzo ruba spesso la scena a Stefano Accorsi, in parte e convincente ma ogni tanto un po' forzato.
Anita Caprioli cerca di dare eterea leggerezza al suo personaggio, riuscendoci solo a tratti, mentre Mandala Tayde e' tanto carina quanto monocorde. Nulla di particolarmente originale, quindi, ma una certa abilità (anche un po' ruffiana!) nell'assemblare situazioni e personaggi permette al racconto di scivolare leggero fino al finale aperto. Si dirà che i giovani sono diversi, che l'analisi sociale e' superficiale, che e' impossibile riconoscersi nei due protagonisti fancazzisti e intellettual-chic, che non se ne può più di sentir parlare di "crisi dei trent'anni", di responsabilità che non si vogliono prendere, di amori che si incrinano senza motivo, di vita che scimmiotta l'arte, ma "Santa Maradona", lungi dall'essere un ritratto generazionale, fotografa con leggerezza una certa mentalità. Forse più "trendy" che vissuta in prima persona, ma avere trent'anni nel 2001 e' ANCHE confrontarsi con il modo di essere di Andrea e Bart e il film prova ad esserne ironica, e un po' compiaciuta, cartina di
tornasole.
Luca Baroncini
Colonna sonora
- Santa Maradona (Mano Negra)
- Lost (Motel Connection)
- Two (Motel Connection)
- All Over (Motel Connection)
- Fresh 'n Up (Motel Connection)
- Moonflower (Motel Connection)
- DB Volante (Motel Connection)
- V-Brain (Motel Connection)
- The Light of the Morning (Motel Connection)
- Load (Motel Connection)
- The Light of the Morning (microphone mix) (Motel Connection)
- Nuvole Rapide (Subsonica)
Nuvole Rapide (Subsonica)