intervista a cura
di Federica Spagone
dal 16 maggio al Teatro Alfieri
da www.digi.to.it -
La storia di Primo Carnera, diretta e intrepretata da Alberto Barbi, scritta con il coautore Paolo Cecchetto, sarà protagonista di uno spettacolo teatrale tutto torinese.All’interno delle rassegne “Mezzogiorno a Teatro” (16, 17 e 20 maggio alle ore 12.45 e 18-19 maggio alle 13.45) e “Solferino di Sera” (dal 23 al 27 Maggio alle ore 21) andrà in scena “Carnera e la tempesta”, il terzo capitolo di un ciclo di spettacoli sull”’epica contemporanea”, volta a raccontare l’uomo dietro alla leggenda: in questo caso un individuo che ha fatto della forza di volontà la sua caratteristica principale, il pugile divenuto famoso negli anni Trenta per la sua statura imponente e per essere stato il primo italiano a conquistare il titolo mondiale dei pesi massimi, un personaggio vivo nella memoria collettiva come pochi atleti di quegli anni.
Con queste premesse e per comprendere meglio le dinamiche dello spettacolo abbiamo incontrato i suoi autori, Paolo Cecchetto e Alberto Balbi.
Come siete arrivati alla scelta del personaggio?«Tutto è nato pochi anni fa con la decisione di creare una serie di spettacoli sull’epica contemporanea. E’ chiaro come i personaggi dell’epica antica ormai non rappresentino più la nostra società ed abbiamo sentito il bisogno di ricercare nuovi eroi più vicini alla sensibilità contemporanea e nei quali fosse possibile identificarsi. Ecco così nascere i primi due spettacoli: “Famiglie in Guerra”, dove tre fratelli si trovano ad essere eroi e antieroi durante il periodo fascista e “Malabrocca al Giro d’Italia”, personaggio che del suo non essere campione è riuscito a fare una virtù. Dopo questi due lavori, Carnera sembrava quasi una scelta obbligata perché racconta la storia della nostra emigrazione: è un personaggio che si è fatto da solo partendo dal niente, superando moltissime avversità e, come ogni buon italiano, ha imparato a reinventarsi riuscendo a raggiungere moltissimi traguardi sia sportivi che personali».
Da dove arriva il titolo “Carnera e la tempesta”?«Il titolo è venuto da sé: a una figura così grande sia fisicamente che spiritualmente, la vita ha contrapposto problemi altrettanto enormi. Insomma un gigante contro quella tempesta che è la vita».
La vostra è un’epica moderna, ma che tipo di spettacolo vedremo in scena?«Questo è uno spettacolo che evoca, figlio dei racconta-storie. Più che di un monologo si tratta di un dialogo tra l’attore in scena, le musiche e le luci, che accompagnerà lo spettatore in un viaggio attraverso la vita di un uomo e il suo incontro più importante, dove il raccontare un match è solo un pretesto per narrare il suo combattimento quotidiano. Ci siamo anche posti anche l’obiettivo di fare uno spettacolo che parlasse a tutti, benché trattasse un argomento d’interesse prevalentemente maschile come la boxe: per questo che abbiamo richiesto la collaborazione drammaturgica di Lara Quaglia, che ci ha dato un importante contributo, fornendoci un punto di vista femminile sulla vicenda».
Dopo Carnera continuerete il progetto sull’epica?«Ci sono ancora moltissime storie di eroi quotidiani da raccontare e sicuramente proveremo ad andare avanti per questa strada ancora per un po’».
Conoscete la figura di Primo Carnera? Andrete a vedere lo spettacolo?