1973, la profezia di Gaber: il golpe dei nazi-tecnocrati

Scritto il 14/11/11 LIBRE associazione di idee

Un mastino. Un mastino nero, lucido, metallico. Un cane mastino con un occhio solo, vitreo, in mezzo alla fronte. Una mano che schiaccia un bottone. Dall’occhio del mastino parte un fascio di luce intensa, verdastra, elettrica… Avvolti in lucidi mantelli, guanti di pelle, sciarpa nera, hanno le facce mascherate, le scarpe a punta lucidate; sono nascosti nella sera. Non fanno niente, stanno fermi; sono alle porte di Milano con dei grossissimi mastini che stan seduti ai loro piedi e loro tengono per mano. Han circondato la città, la stan guardando da lontano, sono imponenti e silenziosi. Chi sono? I laureati e gli studiosi (e l’Italia giocava alle carte, e parlava di calcio nei bar, e l’Italia rideva e cantava).
Ora si muovono sicuri, coi loro volti mascherati, gli sguardi fissi, minacciosi; vengono avanti silenziosi; i passi lenti, cadenzati. Portano strane borse nere, Giorgio Gaber nel monologo del 1973piene di oggetti misteriosi, e senza l’ombra di paura stanno occupando i punti chiave: tengono in pugno la Questura. Dagli occhi chiari dei mastini parte una luce molto intensa che lascia tutti ipnotizzati. Chi sono? L’intellighenzia e gli scienziati (e l’Italia giocava alle carte, e parlava di calcio nei bar, e l’Italia rideva e cantava).
Ora lavorano più in fretta, hanno moltissimi alleati; hanno occupato anche la Rai, le grandi industrie, gli operai; anche le scuole e i sindacati. Ora si tolgono i mantelli, son già sicuri di aver vinto; anche le maschere van giù, ormai non ne han bisogno più: son già seduti in Parlamento. Ora si possono vedere: sono una razza superiore, sono bellissimi e hitleriani. Chi sono? Sono i tecnocrati italiani. Ein zwei, ein zwei, alles kaputt!
(Giorgio Gaber, testo del monologo “La presa del potere”, dallo spettacolo “Me, fuori di me”, trasmesso dalla Tv svizzera nel 1973. «Chissà in che modo Giorgio Gaber avrebbe commentato oggi l’avvento di Mario Monti e i suoi tecnocrati, giunti sulle ali dello spread e dei software che consentono commerci talmente intensi e mirati da piegare uno Stato», scrive “Megachip” il 14 novembre 2011: «Possiamo affermare che Gaber non avrebbe avuto bisogno di dire cose nuovissime e aggiornate, perché aveva già previsto tutto quasi quarant’anni fa»).