Cinema d’autore francese a Torino: ''Il rifugio'' al Centrale
(19 aprile 2011)
18 / 04 / 2011 - Focalizza lo sguardo oltreconfine il nuovo ciclo di “Verso sera”, la rassegna cinematografica periodicamente organizzata dall’AIACE Torino in diverse sale cittadine. L’edizione primaverile presenta sei pellicole che rendono omaggio alla vitalità e alla vivacità del recente cinema d’autore francese, capace di integrare la lezione di riconosciuti maestri con la creatività dirompente delle nuove generazioni in una produzione d’essai esemplare per la sua costante capacità di rinnovamento.
Si comincia con un film di animazione, L’illusionista (martedì 15 marzo, Cinema Centrale, ore 18.30), candidato ai Golden Globe 2011 e diretto da Sylvain Chomet, che, dopo l’acclamatissimo Appuntamento a Belville, traspone nel suo poetico e inconfondibile mondo retrò una sceneggiatura inedita diJacques Tati; si prosegue con Séraphine di Martin Provost (martedì 22 marzo, Cinema Fratelli Marx, ore 18), film-fenomeno in patria - eppure disdegnato dalla distribuzione italiana - vincitore di ben sette premi César, tra cui quello per la miglior attrice protagonista a Yolande Moreau per la sua perfetta incarnazione della fragile e geniale pittrice naif Séraphine de Senlis; quindi, la pellicola che dà il titolo alla rassegna, Questione di punti di vista di Jacques Rivette (martedì 29 marzo, Cinema Due Giardini, ore 18.30), con cui il maestro della Nouvelle Vague prosegue, con una freschezza di stile a tutt’oggi intatta, la sua riflessione sui mondi dell’arte, esplorando questa volta il microcosmo del circo in un film interpretato da Jane Birkin e Sergio Castellitto.
Il padre dei miei figli, opera seconda di Mia Hansen-Løve (martedì 5 aprile, Cinema Reposi, ore 18), vincitrice del Premio Speciale della Giuria nella sezione “Un certain Regard” di Cannes, è un film biografico che rende omaggio a Humbert Balsan, il produttore cinematografico morto suicida dopo il fallimento della Moon Film nel 2005. Mammuth di Benoît Delépine e Gustave de Kervern (martedì 12 aprile, Cinema Empire, ore 18.30) è, invece, un road movie magicamente in bilico tra humour e commozione, in cui un quasi pensionato - il goffo e un po’ disadattato Gérard Depardieu - cavalca in moto le campagne francesi cercando i suoi contributi previdenziali e ritrovando la sua giovinezza. Conclude la rassegna Il rifugio, del versatile e originale François Ozon (martedì 19 aprile, Cinema Centrale, ore 18.30), che, attraverso la storia di Mousse, giovane tossicodipendente incinta - letteralmente - di un angelo, conduce una riflessione potente e fuori da qualsiasi schema ideologico sulla maternità e la famiglia.
Si comincia con un film di animazione, L’illusionista (martedì 15 marzo, Cinema Centrale, ore 18.30), candidato ai Golden Globe 2011 e diretto da Sylvain Chomet, che, dopo l’acclamatissimo Appuntamento a Belville, traspone nel suo poetico e inconfondibile mondo retrò una sceneggiatura inedita diJacques Tati; si prosegue con Séraphine di Martin Provost (martedì 22 marzo, Cinema Fratelli Marx, ore 18), film-fenomeno in patria - eppure disdegnato dalla distribuzione italiana - vincitore di ben sette premi César, tra cui quello per la miglior attrice protagonista a Yolande Moreau per la sua perfetta incarnazione della fragile e geniale pittrice naif Séraphine de Senlis; quindi, la pellicola che dà il titolo alla rassegna, Questione di punti di vista di Jacques Rivette (martedì 29 marzo, Cinema Due Giardini, ore 18.30), con cui il maestro della Nouvelle Vague prosegue, con una freschezza di stile a tutt’oggi intatta, la sua riflessione sui mondi dell’arte, esplorando questa volta il microcosmo del circo in un film interpretato da Jane Birkin e Sergio Castellitto.
Il padre dei miei figli, opera seconda di Mia Hansen-Løve (martedì 5 aprile, Cinema Reposi, ore 18), vincitrice del Premio Speciale della Giuria nella sezione “Un certain Regard” di Cannes, è un film biografico che rende omaggio a Humbert Balsan, il produttore cinematografico morto suicida dopo il fallimento della Moon Film nel 2005. Mammuth di Benoît Delépine e Gustave de Kervern (martedì 12 aprile, Cinema Empire, ore 18.30) è, invece, un road movie magicamente in bilico tra humour e commozione, in cui un quasi pensionato - il goffo e un po’ disadattato Gérard Depardieu - cavalca in moto le campagne francesi cercando i suoi contributi previdenziali e ritrovando la sua giovinezza. Conclude la rassegna Il rifugio, del versatile e originale François Ozon (martedì 19 aprile, Cinema Centrale, ore 18.30), che, attraverso la storia di Mousse, giovane tossicodipendente incinta - letteralmente - di un angelo, conduce una riflessione potente e fuori da qualsiasi schema ideologico sulla maternità e la famiglia.
Verso SeraTorino, 15 marzo - 19 aprile 2011
Questione di punti di vistaCinema d’autore francese
Le proiezioni, gratuite per i soci Aiace, si svolgono nei cinema Centrale, Due Giardini, Empire, Fratelli Marx e Reposi 7.
Martedì 19 aprile, cinema centrale, ore 18.30Il rifugio (Le Refuge) di François Ozon con Isabelle Carré, Louis-Ronan Choisy, Pierre Louis-Calixte, Melvil Poupaud, Claire Vernet (Francia 2009, 88')
Dal bambino con le ali a quello, invisibile ma vero, nascosto nel ventre della mamma. Dalla maternità come metafora alla gravidanza come presenza. E come svolta: basterà portare un figlio in grembo per essere madri? O averlo generato per essere padri? Passando dal surreale Ricky al didascalico Il rifugio, Ozon perde in leggerezza ma non in esattezza. Il piccolo che cresce nella pancia di Isabelle Carré non ha più un padre. Il compagno della madre infatti muore di droga ancor prima che lei sappia di essere incinta. Lo scopre uscendo dal coma e scopre anche che la "suocera" vuole farla abortire. Quindi scappa, rifugiandosi in una bella casa sulla costa basca. Dove viene raggiunta dal sensibile fratellastro del defunto compagno. Il film cattura per la sensibilità, lo humour,la sottile pietà con cui illumina i protagonisti attraverso le figure di contorno. (Fabio Ferzetti)
Dal bambino con le ali a quello, invisibile ma vero, nascosto nel ventre della mamma. Dalla maternità come metafora alla gravidanza come presenza. E come svolta: basterà portare un figlio in grembo per essere madri? O averlo generato per essere padri? Passando dal surreale Ricky al didascalico Il rifugio, Ozon perde in leggerezza ma non in esattezza. Il piccolo che cresce nella pancia di Isabelle Carré non ha più un padre. Il compagno della madre infatti muore di droga ancor prima che lei sappia di essere incinta. Lo scopre uscendo dal coma e scopre anche che la "suocera" vuole farla abortire. Quindi scappa, rifugiandosi in una bella casa sulla costa basca. Dove viene raggiunta dal sensibile fratellastro del defunto compagno. Il film cattura per la sensibilità, lo humour,la sottile pietà con cui illumina i protagonisti attraverso le figure di contorno. (Fabio Ferzetti)